
Anche a San Gaudenzio, ogni 2 agosto, ci si ferma un momento.
Non ci sono cerimonie solenni, solo un silenzio discreto che si insinua tra le case, nei cortili e nei pensieri di chi c’era.
Perché chi ha vissuto quel giorno, a Bologna o nei suoi dintorni, non lo ha più dimenticato.
Puoi chiederlo a chiunque abbia passato i cinquant’anni: ti saprà dire dove si trovava, cosa stava facendo, e come ha reagito.
Certe cose restano dentro, come una cicatrice silenziosa.
E restano giustamente.
Perché la memoria è l’unico modo che abbiamo per tenere vivo ciò che abbiamo perduto.
Quel 2 agosto, Ezio era a Bologna con il suo babbo Antonio.
Era sabato, e stavano andando in piazzola, a cercare un paio di sandali nuovi per le ferie a Cervia.
Poi ci fu il boato.
Come tanti, corsero verso la stazione. Senza pensarci. Senza sapere.
Solo per esserci.
A San Gaudenzio si sapeva che erano in città, ma le notizie arrivavano lente, confuse, e non c’era modo di sentirli.
La signora Ines, la mamma di Ezio, non si mosse da casa, ma non fu mai sola.
Nonna Argia si sedette con lei sotto il pergolato dell’azienda agricola, e restarono lì, una accanto all’altra, da mezzogiorno fino a sera.
Parlavano poco. Ogni tanto si stringevano le mani.
Aspettavano.
Quando Antonio ed Ezio rientrarono, sporchi, stanchi e coperti di polvere, nessuno disse nulla.
Antonio spense la macchina, scese, scosse piano la testa.
L’Argia non fece domande.
Accarezzò Ezio sulla testa, come si fa con i bambini tornati da un sogno brutto, e gli sussurrò:
“Vai a lavarti.”
Poi abbracciò brevemente la Ines, con la delicatezza che si riserva alle cose fragili, e se ne andò a casa, in silenzio.
Né Antonio né Ezio raccontarono mai cosa avevano visto, né cosa avevano fatto.
Ma in paese si diceva — senza bisogno di conferme — che fossero andati lì, come tanti, a scavare tra le macerie, a mani nude, per cercare chi c’era sotto.
Perché quel giorno, a Bologna, non c’era bisogno di sapere il perché.
C’era solo da aiutare.
Ezio non ha mai smesso di ricordare.
Ogni anno, senza clamore, va alla manifestazione.
Ci va da solo. Sta zitto. Ascolta.
E quando torna a casa, si siede in cucina e guarda fuori dalla finestra, come se aspettasse ancora qualcuno.